Si chiama “terapia a tempo pieno” e implica l’indossamento del corsetto per la quasi totalità della giornata (23 o 24 ore). Il trattamento della scoliosi può richiedere infatti l’utilizzo di un corsetto che spesso, per poter essere efficace soprattutto nelle curve gravi (che superano i 40 gradi Cobb) o nelle situazioni ad alto rischio (fase di crescita rapida puberale), richiede un impegno terapeutico di questo tipo.
Faticoso e gravoso considerando che la maggior parte di questi trattamenti iniziano intorno alla preadolescenza o piena adolescenza, fra gli 11 e 15 anni di età, una fase particolare della vita che già di per sé comporta cambiamenti: ci si affaccia al mondo non più come bambini, si nutrono dubbi ed incertezze, a volte si convive con disagio il proprio aspetto che cambia o la necessità di indossare un apparecchio ai denti o degli occhiali per la vista. È allora comprensibile come una prescrizione di corsetto crei uno stato di turbamento non solo nel paziente ma anche nei genitori, che vorrebbero risparmiare ai figli qualsiasi sofferenza.
In letteratura c’è chi ha evidenziato come l’inizio della terapia (nei primi 6 mesi) possa influire negativamente sulla qualità di vita del paziente. Nonostante non ci siano prove scientifiche di questa teoria, anzi la ricerca ci dice che alla fine il trattamento non implica un impatto negativo sulla qualità di vita, è vero che l’inizio è difficile e va superato evitando di avere una scarsa aderenza al trattamento fino al suo totale e prematuro abbandono, con tutti rischi che una scoliosi in età evolutiva comporta nella sua progressione e conseguente gravità.
“E’ un tema al centro dell’attenzione per noi in Isico – commenta la fisioterapista Lorenza Val-lini – da tempo conosciamo le difficoltà che i ragazzi incontrano all’inizio di questa che noi definiamo non una corsa di 100 metri ma una maratona: i nostri ragazzi hanno il traguardo da raggiungere sulle proprie gambe, mentre noi operatori sanitari li guidiamo ed accompagniamo assieme alla famiglia”.
E gli amici? Gli amici sugli spalti, se coinvolti, faranno il tifo per voi ragazzi.
Pare semplice a dirsi ma quando arriva la diagnosi di dover indossare il corsetto a tempo pieno, 23 o addirittura 24 ore al giorno, spesso il mondo crolla addosso: ecco perché in Isico vogliamo sempre fare un colloquio con la famiglia ed il ragazzo dopo la visita.
“Sappiamo perfettamente che quello è un momento cruciale, una sorta di spartiacque da affrontare insieme, – continua Vallini – i nostri terapisti sono formati per accogliere dubbi, rispondere a mille domande, e dare spiegazioni. Si cerca di coinvolgere il ragazza/o mostrando dei video dove altri giovani “corsettati” indossano il corsetto durante le più svariate attività quotidiane, comprese quelle sportive. Spesso spunta la sorpresa nei loro occhi quando ve-dono che molti fanno serenamente il bagno al mare o i tuffi in piscina”.
Anche l’estetica con il corsetto addosso conta molto!
In Isico non trascuriamo mai l’aspetto estetico, molti pazienti sono ragazze in un’età in cui il confronto con gli altri è parte della crescita: “Evidenziamo sempre come i corsetti siano poco visibili sotto i vestiti, diamo trucchetti e consigli di look – spiega Vallini – quello è un momento in cui cerchiamo di creare la prima alleanza. Il nostro lavoro ovviamente non si esaurisce in quel colloquio, ma parte da lì e prosegue nelle sedute mensili che facciamo con questi ragazzi. Soprattutto la prima seduta dopo l’arrivo del nuovo intruso che ha l’obiettivo di trasformare il corsetto in un alleato, scomodo certo, ma alleato”.
Ecco perché questa seduta viene costruita in maniera che sia motivante oltre che tecnica, si affrontano le problematiche insorte o i dubbi e, al contempo, si raccolgono lacrime e sorrisi.
l’arrivo del corsetto coincide con il collaudo da parte del medico di ISICO, che fornisce tutta una serie di spiegazioni per iniziare bene la terapia. Di solito, ogni volta che sia possibile, si aggiunge anche un incontro con il terapista affinché i ragazzi non affrontino da soli paure e dubbi. Quando non fosse possibile, viene proposto un contatto telefonico e, dopo la prima seduta, si contatta il paziente via mail per sapere se ha incontrato delle difficoltà.
Disponibilità, accoglienza ed accudimento sono parole chiave: “Non sottovalutiamo mai nessuna richiesta, dalla più banale alla più complicata – puntualizza Vallini – facciamo in modo che ci avvertano presenti, in maniera che sappiano che c’è sempre qualcuno disponibile all’accoglienza”.
L’ascolto è fondamentale
Il team Isico è composto da tutte le professionalità necessarie per seguire i ragazzi che devo-no portare un corsetto. Quindi, non solo medici e tecnici ortopedici, ma anche terapisti e psicologa (che interviene direttamente con i pazienti quelle poche volte in cui risulta necessario mentre normalmente lavora tramite gli altri operatori): tutti compiono un pezzetto di strada assieme al paziente per sostenere il percorso e verificare che la terapia vada nel verso giusto soprattutto all’inizio.
Ci sono altri momenti di sconforto? Certo! In un percorso di cura, lungo e impegnativo, con mille altre interferenze emotive dall’esterno, è normale: “Importante per noi è mantenere alta l’attenzione per rendercene conto e comprendere se la famiglia ha bisogno di maggiore aiuto – conclude Vallini – tutti mettono gli ingredienti giusti al momento opportuno per correre verso il traguardo finale. Dopotutto sono magici il sorriso, l’abbraccio e l’orgoglio che ci regalano i nostri ragazzi quando si mette la parola fine”.
Sorgente notizia: https://www.scoliosi.org/ Vai al post originale